“Carissimi, non obbedirei al mio dovere di vescovo se vi dicessi “Buon Natale” senza darvi disturbo. Io, invece, vi voglio infastidire. Non sopporto infatti l’ idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla routine di calendario. Mi lusinga addirittura l’ ipotesi che qualcuno li respinga al mittente come indesiderati. Tanti auguri scomodi, allora, miei cari fratelli!……”
don Tonino Bello
Quando rileggo questa lettera scritta tanti anni fa da don Tonino Bello, mi appare sempre attuale proprio per la verità e la forza profetica che la pervade.
Quindi, in questi giorni di dolci e profondi Riti Natalizi la speranza è che siano per noi una strada per entrare nel mistero dell’Amore di Dio.
Io vedo un grave rischio in questo mondo che viviamo e, se permettete, mi aiuterò con un esempio.
In tanti ci troviamo a viaggiare, anche per turismo, scegliamo dei luoghi molto belli, ma a volte circondati da paesaggi aridi e brulli, e per raggiungerli rapidamente e schivando il brutto, utilizziamo l’autostrada. Cosa utile, certo! ma così facendo non capiamo dove stiamo andando, evitiamo il brutto e con esso anche le emozioni e gli incontri che questi luoghi comunque potrebbero riservarci.
Questa modalità moderna che ci permette di evitare il brutto/dolore, cosa giusta, ci può portare anche non solo ad evitare il brutto/dolore ma anche a sfuggirgli.
Questa dura stagione della pandemia ci sta insegnando invece, e con maggiore forza, che non si può sfuggire dal dolore e non è necessario che il virus colpisca noi o i nostri congiunti per accorgerci della sua esistenza!
Ed allora mi piace pensare a Maria che si reca con un lungo e faticoso viaggio a trovare Elisabetta e forse, avvicinandosi lentamente alla meta, avrà avuto modo di trasformare i luoghi (non belli) che percorreva in preghiera.
Dunque anche per noi auguri scomodi: che le parole che ascolteremo insieme nelle nostre chiese risuonino non solo confortanti, ma anche esortazioni forti a percorrere luoghi impervi dove si nasconde la sofferenza di tante persone per lenirne le pene. Solo così anche le nostre saranno più leggere. Insomma preghiere come sentieri di montagna, non autostrade!
“Tanti auguri scomodi” care sorelle e fratelli!
Giuseppe Leone