Pensieri e parole
Non e’ da molto che sono entrata nel gruppo Caritas di Poggio a Caiano e che aiuto gli altri volontari nelle varie attività che si riescono a mettere in campo in questo tempo tanto difficile e tanto mutevole. Cosi’, come tutti, ho conosciuto persone diverse con mille differenti difficoltà: uomini e donne che entrano con borse e carrellini , si siedono giusto il tempo di firmare, scambiano un rapido saluto ed escono dalla porta con quei generi alimentari che porteranno a casa.
Ecco, quando anche io torno a casa, mi capita di pensare, di interrogarmi e da sola cerco di darmi le risposte: io aiuto qualche persona. Cosa ho di diverso per poter fare questo, la salute? La fortuna? La voglia semplice di sentirmi utile? E quando queste persone tornano a casa con i loro sacchetti cosa pensano: l’ansia e la preoccupazione per preparare la cena si attenua almeno per un poco? Quella maledetta fatica di andare avanti ogni giorno sarà ancora più pesante o forse ci sarà la soluzione di un problema e la vita sarà più normale? Il senso di tutto questo l’ho compreso un giorno di due anni fa, prima di Natale, quando un papà, venendo da noi senza chiedere niente di diverso dal solito, ha capito che avrebbe potuto portare un regalo alla propria figlia. La reazione così semplice e improvvisa a quella sorpresa mi ha dato almeno in quel momento, il senso di quel poco che stavo facendo insieme a tutti gli altri.
RIFLESSIONE
La parola CARITA’ che deriva ovviamente dal latino significa anche ciò che è ” caro” cioè di pregio e di valore e quindi determina anche le persone care per ognuno di noi cioè “ i nostri cari”: partendo da questo la disponibilità di condividere qualcosa, anche solo il tempo e l’attenzione con qualcuno, altro da noi, obbliga la mia coscienza magari presuntuosa a stendersi a terra, qualche volta a nascondersi perché inadeguata e ingessata dalla scusa di impotenza. Bisogna cercare ancora.
Myriam